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Le mostre

Il restauro della Galleria di Alessandro VII Chigi

Completati i lavori di restauro, realizzati in occasione del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia, della Galleria di Papa Alessandro VII al Palazzo del Quirinale; a partire dal 16 ottobre potrà essere visitata nell'ambito dell'apertura domenicale del palazzo del Quirinale.

I lavori di restauro - realizzati grazie anche alla partecipazione della Fondazione Bracco al progetto del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica e della Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma - hanno consentito di riscoprire le pitture di Pietro da Cortona e dei suoi discepoli coperte dagli interventi francesi tra il 1812 e il 1814 a seguito della decisione di Napoleone di far diventare il Palazzo del Quirinale sede imperiale. A Raffaele Stern fu così affidato il compito di adeguare l'antica sede papale alle esigenze del nuovo potere. L'architetto Stern frazionò la galleria di Alessandro VII Chigi, affrescata da Pietro da Cortona nel 1655-1656 e lunga circa 75 m, nelle attuali tre sale (Sala Gialla, Sala di Augusto, Sala degli Ambasciatori) al fine di creare saloni di rappresentanza per l'imperatrice Maria Luisa. La divisione portò anche alla tamponatura delle 13 finestre verso il cortile e all'occultamento di gran parte degli affreschi seicenteschi, con eccezione delle scene bibliche nella parte alta delle pareti.

Le operazioni di restauro hanno restituito l'importante decorazione pittorica delle pareti mentre la riapertura delle finestre ha riportato la sua luminosità all'intera galleria valorizzando il progetto originario di luce e di decorazione, che fu considerato un modello per tutte le successive gallerie europee.

Il progetto di restauro della Galleria di Alessandro VII Chigi al Quirinale per riscoprire le pitture di Pietro da Cortona

Il progetto di restauro della Galleria di Alessandro VII Chigi nel Palazzo del Quirinale, per riscoprire le pitture di Pietro da Cortona e dei suoi discepoli coperte dagli interventi francesi tra il 1812 e il 1814, è stato presentato alla stampa lo scorso 5 aprile. L’obiettivo è di riportare alla luce una delle più grandiose pagine del barocco romano.

Il restauro, la cui conclusione è prevista entro agosto 2011, è condotto con l’intento - sottolineato dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, in un messaggio letto in conferenza stampa – di recuperare le pitture realizzate da Pietro da Cortona e dalla sua scuola nella Galleria di Alessandro VII Chigi: “Il Palazzo del Quirinale, associato dal 1583 al concetto latino di "Auctoritas" doveva, secondo Napoleone, diventare sede imperiale. L'imperatore pertanto aveva affidato nel 1811 a Raffaele Stern il compito di adeguare l'antica sede papale alle esigenze del nuovo potere.La Galleria di Alessandro VII Chigi affrescata da Pietro da Cortona nel 1655-1656 era lunga circa 75 m. Napoleone ordinò a Stern di suddividerla in tre grandi sale che destinava agli appartamenti dell'imperatrice. Le modifiche introdotte da Stern furono devastanti: le finestre che ad oriente davano sul Cortile d'Onore furono murate, le pareti con le splendide pitture cortonesche ricoperte con un scialbo incoerente. Da alcuni anni è iniziata un'opera di recupero della situazione seicentesca. Si stanno riportando alla luce le colonne binate, i paesaggi di verzure e i telamoni dipinti da Pietro da Cortona e dai suoi discepoli. Ad oriente sono state riaperte le finestre e sono tornati alla luce gli sguinci con la dediche ad Alessandro VII Chigi”.

Il lavoro sarà completato per la fine del mese di agosto 2011, grazie anche all’interessamento della Fondazione Bracco che ha accettato di sostenere il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica e la Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma.

“Un'intera pagina, forse la più spettacolare del barocco romano, tornerà – ha concluso il Segretario Generale - a vivere e a riproporsi all’ammirazione dei cittadini di Roma, d'Italia e del mondo”.