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Le Collezioni

Gli arazzi

La collezione di arazzi della dotazione presidenziale è oggi composta da 261 pezzi che documentano l'attività delle principali manifatture e centri di produzione tra il XVI e il XIX secolo.

Ai 238 panni che fino a qualche tempo fa costituivano la già consistente raccolta, si sono infatti recentemente aggiunti 23 arazzi della serie napoletana delle Storie di Don Chisciotte in deposito dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli; la serie di Don Chisciotte al Quirinale con i suoi 102 pezzi è oggi dunque la più documentata.

Non solo numericamente, tuttavia, la collezione è una tra le più considerevoli a livello internazionale; la sua importanza risiede anche nell'alta qualità che ne contraddistingue le singole componenti, dovuta alla loro precedente appartenenza alle collezioni degli Stati preunitari.

Gli arazzi giunsero infatti al Quirinale per la massima parte negli anni Ottanta del secolo XIX quando volendo trasformare il palazzo in fastosa reggia furono utilizzati arredi e opere d'arte all'uopo prelevati dalle regge delle case regnanti in Italia prima dell'unificazione sotto la corona Sabauda.

Molti pezzi erano già stati impiegati a Firenze nel breve periodo in cui fu capitale (1865-1870) e furono solo successivamente portati a Roma.

Tra questi, i 36 arazzi delle collezioni ducali di Parma che comprendono, fra gli altri, i due Pergolati con scene mitologiche (Bruxelles 1559-1560); le otto Storie di Scipione l'Africano (Bruxelles 1650-1665 ca.); le undici Portiere degli dei (Parigi, 1743-1747) tessute nella manifattura dei Gobelins; le quattro Storie di Psiche (Beauvais, 1748-1750 ca.) e i quattro Amori degli dei (Beauvais, 1750-1752) due serie, queste ultime, per le quali aveva eseguito i cartoni François Boucher.

Dal Granducato di Toscana provengono invece gli arazzi della manifattura medicea fondata da Cosimo I, che realizzò capolavori come la famosa serie delle Storie di Giuseppe ebreo (Firenze 1545-1553), tessuta dai fiamminghi Rost e Karcher su cartoni realizzati da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati. Dei venti arazzi realizzati per questa serie dieci furono trasferiti nel 1882 al Quirinale, mentre i restanti dieci sono sempre rimasti a Firenze. Un protocollo d’intesa tra la Presidenza della Repubblica, il Comune di Firenze e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, firmato nell’aprile 2018, prevede che l’intera serie di venti arazzi sia esposta a rotazione nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze per un periodo di tre anni.

Dalle collezioni sabaude, soprattutto dal palazzo reale di Torino, furono prelevati molti panni che per tradizione e forse anche consuetudine affettiva erano legati alla casa Savoia. Si trattava di serie realizzate per la committenza di Carlo Emanuele II come quelle cui appartengono i quattro panni con il Trionfo dell'Eucarestia e Virtù (Bruxelles, 1665); le cinque Storie di Marcantonio e Cleopatra (Bruxelles, 1665); le sette Virtù (Bruxelles, 1665); le sei Storie di Ulisse (Bruxelles, 1665-1666) e le sette Storie di Carlo Magno (Bruxelles, 1665-1666); oppure si tratta di arazzi tessuti a Torino per Carlo Emanuele III nella manifattura sabauda.

Tra questi i due delle Storie di Alessandro Magno (Torino, 1734-1743), i quattro delle Storie di Ciro (Torino, 1750-1756 ca.) e le sette Boscarecce (Torino, 1753-1775 ca.) realizzate dai cartoni di Vittorio Amedeo Cignaroli e collaboratori.

Dal Ducato di Modena, probabilmente dal palazzo ducale della capitale, pervennero i sei panni della serie delle Nuove Indie (Parigi, 1771-1786) tessuti nella manifattura dei Gobelins e che erano stati donati da Luigi XVI al duca Ferdinando III in visita a Parigi.

Dal Regno delle due Sicilie, oltre alla serie delle Storie di Don Chisciotte (Napoli, 1757-1779) tessuta nella manifattura reale di Napoli, giunsero forse anche i sette arazzi delle Storie di Don Chisciotte (Parigi, 1721/22-1735) della manifattura dei Gobelins e che costituirono un prototipo per l'edizione napoletana.

Alcuni arazzi furono lasciati da Pio IX nel palazzo del Quirinale quando dovette abbandonarlo per l'ingresso delle truppe sabaude a Roma (20 settembre 1870).

Stranamente nelle successive richieste di restituzione delle suppellettili del palazzo avanzate dal governo pontificio e senza difficoltà accolte da quello italiano, non furono inclusi cinque arazzi che dunque entrarono a far parte delle collezioni del regno d'Italia e che ora rappresentano al Quirinale una rara testimonianza del precedente arredo del palazzo dei papi.

Si tratta dei quattro panni del Nuovo Testamento (Parigi, 1753-1764) tessuti ai Gobelins e donati da Napoleone a Pio VII nel 1805, e L'ultima predica di Santo Stefano (Parigi, 1819-1824) che Leone XII aveva donato al palazzo apostolico e che oggi è collocato sull'altare della cappella Paolina.

Nel 1872, con l'acquisto del castello e della tenuta di Castel Porziano dai duchi Grazioli, la Corona acquisì anche quattro panni tra cui tre bellissimi pezzi francesi delle Storie di Psiche (Aubusson ?, 1750 ca.) realizzati da modelli cinquecenteschi intorno alla metà del Settecento.

La collezione di arazzi della dotazione presidenziale, nata dalla necessità pratica di corredare rapidamente di arredi adeguati la nuova reggia d'Italia, rappresenta dunque non solo un unicum per la quantità e varietà di panni con cui documenta la fioritura delle più importanti manifatture italiane e europee, ma testimonia anche con assoluta efficacia quali fossero, e di che levatura, le tradizioni culturali confluite dagli Stati preunitari nella nuova unificata nazione.

Il Centro Operativo per la Manutenzione e il Restauro degli Arazzi

Dal 1995 presso il Quirinale è attivo un Centro Operativo per la Manutenzione e il Restauro degli Arazzi che in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha realizzato e coordinato, attraverso due laboratori attrezzati e personale interno specializzato, il recupero di un consistente nucleo di panni (120 entro il 2015).

Oltre ai laboratori è stato inoltre allestito un deposito attrezzato per la conservazione dei panni in attesa dei restauri che sono attuati secondo una definita programmazione.

Il video, girato nel 2006, mostra le varie fasi del restauro di un arazzo: le indagini preliminari, la documentazione grafica, la rimozione dei vecchi supporti, la cucitura delle zone fragili. Viene mostrato anche il reparto tintoria che si occupa della preparazione dei filati e dei test di solidità.